Il putridarium (plurale: putridaria), anche detto "colatoio dei morti"[2], è un ambiente funerario "provvisorio", in genere sotterraneo (tipicamente, una cripta sotto il pavimento delle chiese), in cui i cadaveri dei frati (o delle monache) defunti venivano collocati entro nicchie lungo le pareti, seduti su appositi sedili-colatoio in muratura (cantarelle), ciascuno munito di un ampio foro centrale e di un vaso sottostante per il deflusso e la raccolta dei liquidi cadaverici e dei resti in via di decomposizione. Il putridarium veniva poi sigillato con una o più porte di massiccio metallo, per evitare che i miasmi si diffondessero. Una volta terminato il processo di putrefazione dei corpi, le ossa venivano raccolte, lavate e trasferite nella sepoltura definitiva dell'ossario. In alcuni casi sono presenti delle mensole su cui venivano esposti i crani dei defunti.
Nel putridarium, il continuo modificarsi dell'aspetto esteriore del cadavere, che cedendo progressivamente le carni in disfacimento (l'elemento contaminante) si avvicinava sempre più alla completa liberazione delle ossa (simbolo della purezza), intendeva rappresentare visivamente i vari stadi di dolorosa "purificazione" affrontati dall'anima del defunto nel suo viaggio verso l'eternità, accompagnata dalle costanti preghiere di confratelli o consorelle.
L’attuale Putridarium si trova sotto la chiesa del Santuario di Aquara.
Questa straordinaria testimonianza storica, al momento, non è visitabile poiché l’ingresso principale è stato murato a seguito di lavori eseguiti negli anni 2000.
la Pro Loco, l’amministrazione Comunale con il Sindaco Antonio Marino e il parroco Don Antonio stanno lavorando in sinergia per riportare alla luce questo prezioso colatoio e renderlo nuovamente accessibile alla comunità e ai visitatori.